Archivi del mese: Maggio 2012

le donne lupo

La valle delle donne lupo
Laura Pariani
Einaudi

“L’eco risponde. La Grisa ride e la Fenisia si sente contagiata da quel momento di allegria bambinesca. Poco dopo le torna il disagio, quella vocina eterna: “Non urlare! Stai composta! Sei una donnina….” Ma non tacerà mai questo rimprovero?”

No, non tacerà mai, questo è il grido di dolore che accompagna la protagonista per tutto il libro (e quindi per tutta la sua vita).
L’autrice racconta di aver seguito con attenzione il lavoro di Cesare Bermani, che da sempre raccoglie testimonianze orali.
Negli anni ne raccoglie anche lei, intorno alle Valli Antigorio e Formazza, nell’alto Piemonte, e poi  scrive questa storia sotto forma di intervista alla Fenisia, la protagonista.
Superstizioni, leggende, fatica, freddo, paure, vendette, saggezza popolare, cecità, vivono sulle  pagine di questo romanzo.
E ancora, voglia di libertà e montagna.
La valle delle donne lupo, come quella delle streghe, il prato delle balenghe come la cabotina di Triora.
Non cambierà mai:
chi è diverso fa  paura,  e si ha l’impressione che, se qualcuno ancora popolasse Paese piccolo, non sarebbe difficile che scambiasse una donna risoluta per una strega.

Dopo due giorni di lettura, mi pare di scendere dai monti, e faccio fatica a tornare alla città, alla civiltà.
Mi sento quasi una traditrice a lasciare la valle delle donne lupo.

Imperdibile.

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ma dove sto quando non so

Tu, sanguinosa infanzia
Michele Mari
Einaudi

“Tu, sanguinosa infanzia” è un miracolo, un capolavoro, un’illuminazione.

Non mi capitava da molto tempo di leggere un libro e, durante la lettura, sentire i brividi e il groppo in gola alla fine di ogni racconto.
Oggi quando, sull’autobus,  l’ho chiuso dopo l’ultima parola, prima ho riso e poi mi sono salite le lacrime. Ho faticato a trattenerle, e non so neppure poi perché le abbia trattenute, che tanto non è che qualcuno se ne sarebbe accorto.

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post umanità

Il momento è delicato
Niccolò Ammaniti
Einaudi

Adoro la follia di questo scrittore, la mancanza di realtà, che traspare da molti dei sui romanzi, come da questa raccolta di racconti.
un paio, scritti con Antonio Manzini, che ho conosciuto più di 10 anni fa sul set di Vento di ponente”, e che si differenziava da tutti: non mi ha meravigliato scoprirlo amico di Ammaniti, e scrittore di incubi di oggi.
Ammaniti viaggia tra l’adolescenza e i sogni ad occhi aperti, tra il “… e se?… “.

Amo le sue esagerazioni, e mi piacerebbe farle mie.

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Dolore. il mio.

Il metodo del coccodrillo
Maurizio De Giovanni
Mondadori

Sono delusa, amareggiata, “ammagonata”…
perché se Il metodo del coccodrillo, fosse l’opera prima di uno qualunque direi, guarda guarda si è studiato bene il meccanismo.
Peccato.

Giuro, quando il personaggio  principale vede la madre della prima vittima, praticamente a pagina, boh, diciamo 10, ho cominciato ad intuire tutta la storia.
All’incontro con il genitore della seconda vittima, ho avuto la certezza che la mia intuizione era giusta.
Così come ho capito a chi si stesse rivolgendo, scrivendo,  l’assassino.

Ho sperato di sbagliarmi sino alla fine, ho aspettato il ribaltamento, quel meccanismo che ti fa dire “vedi pensavo di aver capito e invece, magia delle parole dell’autore, ho sbagliato tutto.”
ma non è stato così.

Il meccanismo è perfetto, non ci sono sbavature, ma è talmente perfetto che sembra ricopiato da mille. Nessun colpo di scena, fila dall’inizio alla fine così come se fosse “telefonato”, i personaggi sono triti e ritriti: il commissario lasciato dalla moglie perché accusato di collusione con la mafia, la moglie non gli lascia vedere la figlia, la magistrato crede da subito in lui e guarda caso il suo fidanzato è morto prima che potessero stufarsi uno dell’altra.
Clichè infiniti, meccanismi rodati.
E soprattutto una scrittura assolutamente banale.
Tutto questo mi addolora.
Perché se io non avessi letto “Per mano mia”, e gli altri quattro libri precedenti, potrei pensare a uno che ci sta provando e si rifà a mille stereotipi, ma dopo aver descritto così bene personaggi, odori, umori, non ci si può credere.
E non è il personaggio, è la banalità della scrittura che feriscono.
Sono sicura che agli adoratori di Faletti e di King, piacerà moltissimo.
A me sembra che non l’abbia neppure scritto lui.

De Giovanni, la prego, torni in lei, e torni a regalarci le sue magnifiche pagine di carne e sangue.
I serial killer li lasci ad altri che senza la capacità della scrittura devono puntare sugli effetti.
Lei ha un dono, sa scrivere: continui a farlo.
La prego.

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mistero

La mennulara
Simonetta Agnello Hornby
Feltrinelli

Curioso personaggio la signora in questione. Avvolta nel mistero sin dall’inizio, nelle ultime 10 pagine l’autrice ci  spiega pedissequamente  chi era, com’era, se avevamo capito giusto, se ci eravamo sbagliati su di lei.
Non lascia nessun dubbio.
Alla fine mi è sembrato un libro degli esercizi di matematica, con le soluzioni in fondo.
Non è una scrittura che mi soddisfa, anche se la storia all’inizio prende, e tutto sommato si fa leggere.

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